di Eugenio Maddalena
I Radiohead tornano all'improvviso, come uno schiaffo da dietro a tutti quelli che pensavano che dopo “In Rainbows” la band non avesse più nulla da dire. Annunciato a sorpresa, l’uscita del cd è prevista per il 28 marzo.
Anche stavolta la distribuzione si caratterizza per il download (non più gratuito) dal loro sito ufficiale in formato mp3 e wav, e prevede l’edizione speciale “Newspaper Album”, contenente 2 vinili da 10', un compact disc ed una serie di artworks non specificati, disponibile dal 9 maggio.
“Il Re dei Limbi” si apre con l'ipnotica Bloom, che irrompe quasi fastidiosa in tutta la sua energia, con cori provenienti da lontano e suoni ritmati a marcia veloce che sembrano nascere dalle “profonde radici di una quercia”, da cui prende il nome l'album.
Con Morning Mr Magpie siamo già dentro, persi in una nuova ritmica ostica e epilettica ammantata dalla quanto mai ispirata voce di Capitan Thom, che ci lascia solo un briciolo di respiro con qualche coro al centro del pezzo per poi rilanciarci nell'ipnosi elettronica.
Little by Little, uno dei pezzi più ispirati, ci culla freneticamente facendoci piombare prima in Feral, l’ultimo vero scossone ovattato, per poi farci arrivare al singolo Lotus Flower, il video in cui Thom Yorke si esibisce in una danza in bianco e nero con tanto di bombetta e camicetta (tributo a Chaplin?). L'album diventa più morbido man mano che prosegue: da questo punto in poi le tracce divenetranno dolci e melanconiche.
Codex è la canzone da pianoforte, una meravigliosa nenia dai cori lontani e da una voce in primo piano perfettamente bilanciata con le note delicate di cui è composta.
Con Give Up The Ghost raggiungiamo finalmente la chioma della quercia. Il pezzo si apre con versi di uccelli in festa e rumori rilassanti e naturalistici, sui quali poggiano una chitarra arpeggiata e le varie voci di Thom Yorke, che sussurrano «In your arms don't hurt me / In your arms don't hurt me».
L'album si chiude con la rilassante Separator, che ad un certo punto esclama “se pensi che sia finita qui ti sbagli”, facendo così già fa fantasticare i fan su una presunta seconda parte dell'album (che ha fatto discutere per il numero delle tracce, soltanto otto) di cui però non si è mai parlato.
I Radiohead ancora una volta ci regalano un gioiello al confine della sperimentazione, un album duro, cupo ed introspettivo e si proclamano a ragion veduta I Re dei Limbi, di quei mondi oscuri e ignoti dell'interiorità in cui riescono a catapultarci senza alcun intoppo, facendoceli esplorare con loro.
I Radiohead tornano all'improvviso, come uno schiaffo da dietro a tutti quelli che pensavano che dopo “In Rainbows” la band non avesse più nulla da dire. Annunciato a sorpresa, l’uscita del cd è prevista per il 28 marzo.
Anche stavolta la distribuzione si caratterizza per il download (non più gratuito) dal loro sito ufficiale in formato mp3 e wav, e prevede l’edizione speciale “Newspaper Album”, contenente 2 vinili da 10', un compact disc ed una serie di artworks non specificati, disponibile dal 9 maggio.
“Il Re dei Limbi” si apre con l'ipnotica Bloom, che irrompe quasi fastidiosa in tutta la sua energia, con cori provenienti da lontano e suoni ritmati a marcia veloce che sembrano nascere dalle “profonde radici di una quercia”, da cui prende il nome l'album.
Con Morning Mr Magpie siamo già dentro, persi in una nuova ritmica ostica e epilettica ammantata dalla quanto mai ispirata voce di Capitan Thom, che ci lascia solo un briciolo di respiro con qualche coro al centro del pezzo per poi rilanciarci nell'ipnosi elettronica.
Little by Little, uno dei pezzi più ispirati, ci culla freneticamente facendoci piombare prima in Feral, l’ultimo vero scossone ovattato, per poi farci arrivare al singolo Lotus Flower, il video in cui Thom Yorke si esibisce in una danza in bianco e nero con tanto di bombetta e camicetta (tributo a Chaplin?). L'album diventa più morbido man mano che prosegue: da questo punto in poi le tracce divenetranno dolci e melanconiche.
Codex è la canzone da pianoforte, una meravigliosa nenia dai cori lontani e da una voce in primo piano perfettamente bilanciata con le note delicate di cui è composta.
Con Give Up The Ghost raggiungiamo finalmente la chioma della quercia. Il pezzo si apre con versi di uccelli in festa e rumori rilassanti e naturalistici, sui quali poggiano una chitarra arpeggiata e le varie voci di Thom Yorke, che sussurrano «In your arms don't hurt me / In your arms don't hurt me».
L'album si chiude con la rilassante Separator, che ad un certo punto esclama “se pensi che sia finita qui ti sbagli”, facendo così già fa fantasticare i fan su una presunta seconda parte dell'album (che ha fatto discutere per il numero delle tracce, soltanto otto) di cui però non si è mai parlato.
I Radiohead ancora una volta ci regalano un gioiello al confine della sperimentazione, un album duro, cupo ed introspettivo e si proclamano a ragion veduta I Re dei Limbi, di quei mondi oscuri e ignoti dell'interiorità in cui riescono a catapultarci senza alcun intoppo, facendoceli esplorare con loro.
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